Lo scorso marzo, quando ancora la pandemia di Covid-19 cominciava ad affacciarsi in Africa, l’ospedale di St.Theresa di Nzara si accingeva ad assumere una nuova e più completa forma. I lavori di espansione volti alla creazione della sala operatoria e del reparto di chirurgia realizzati dai partner Catholic Medical Missionary Board e dalle Missionarie Comboniane avanzavano rapidi e quest’ultimo si completava dell’arredamento necessario ad accogliere i pazienti.
La Banca del Sangue realizzata da Kenda Onlus con il supporto della Regione Puglia nel quadro del progetto di cooperazione internazionale “Un Fiore Rosso per Nzara” era appena stata ultimata nella sua struttura interna ed esterna, i laboratori completati degli arredamenti in muratura necessari e pronti ad ospitare le apparecchiature in consegna di lì a poco.
Noi di Kenda avremmo dovuto realizzare la nostra missione in loco per inaugurare i reparti realizzati e festeggiare per il grande lavoro svolto.
La pandemia poi ha interrotto in parte questo processo: la missione è stata annullata, l’inaugurazione rinviata e il collaudo delle apparecchiature acquistate rinviato in attesa di poter far entrare in Sud Sudan il tecnico ugandese che si occuperà, insieme allo staff locale, dell’installazione di tutte le forniture acquistate.
Tra queste, una centrifuga da laboratorio di grandi dimensioni per la separazione del sangue, uguale per capacità soltanto ad un’altra disponibile nella capitale Juba, distante da Nzara circa 450 km. Una dotazione importantissima per una regione che ospita oltre 300.000 abitanti e pochissime altre strutture sanitarie come l’ospedale di Nzara.
Eppure il personale medico sanitario dell’ospedale non si è perso d’animo e non ha perso tempo, entusiasta e motivato nel mettere quanto prima la Banca del Sangue e i nuovi reparti in funzione.
Il 15 maggio, nel rispetto delle misure di distanziamento fisico e di prevenzione del contagio che da fine marzo vigono anche in Sud Sudan, si è tenuta una lezione magistrale sulla prevenzione e gestione delle emorragie post-partum, causa principale di morte materna nel mondo e fenomeno che attesta il Sud Sudan per i suoi alti tassi al quinto posto al mondo (730 donne ogni 100.000 bambini nati vivi secondo UNICEF). La formazione si è svolta all’interno del laboratorio principale, ha coinvolto 30 unità del personale medico sanitario ed è stata condotta da due dottori ed una ostetrica. La formazione del personale medico sanitario in Sud Sudan è un nodo cruciale dello sviluppo del sistema sanitario nazionale, tanto da rientrare quale obiettivo strategico nel piano di sviluppo del sistema sanitario per il periodo 2016-2026 redatto dal Ministero della Salute. Infatti la disponibilità di personale medico risulta ad oggi insufficiente a coprire il bisogno nazionale ed è molto difficile reperire personale medico qualificato ed aggiornato a fronte di una scarsa disponibilità di risorse stanziate per la formazione professionale del personale. La lezione tenutasi a maggio non è che la prima di una serie di sessioni che si terranno ad emergenza conclusa per rafforzare le capacità del personale medico.
Il funzionamento della Banca del Sangue, tuttavia, non potrà prescindere da una sensibilizzazione della comunità locale. Trasmettere l’importanza di donare il sangue per salvare vite umane, informare sulle modalità e procedure per farlo in un contesto in cui questa pratica non è diffusa sarà necessario per garantire l’operatività della Banca del Sangue e garantire interventi adeguati. Con questo preciso mandato ed in vista della fase operativa, in concomitanza con la formazione si sono avviati i lavori per costituire un’Associazione locale di Donatori di Sangue. Le sensibilizzazioni saranno effettuate, una volta passata l’emergenza, nelle scuole per coinvolgere soprattutto i giovani e attraverso di loro le loro famiglie. “Contiamo di assicurare uno screening generale e un’analisi completa del sangue a ciascun donatore che vorrà supportarci per garantirne lo stato di salute”, ci racconta Suor Laura, Missionaria Comboniana e responsabile dell’ospedale. “Così facendo, permetteremmo ai donatori di effettuare un controllo ordinario che però è poco diffuso in un contesto dove la maggior parte della gente vive al di sotto della soglia di povertà ed ha difficoltà a garantirsi il pasto. Vorremmo che l’Associazione diventasse un progetto della comunità, che oltre alle nostre visite nelle scuole, possano esserci momenti di formazione presso il nostro ospedale, occasioni in cui i donatori vengano accuratamente informati sulla donazione del sangue e sul suo valore per salvare vite umane, così che possano poco alla volta sentire l’ospedale come proprio”.
La Banca del Sangue sarà inaugurata presto, ma di sicuro si sta già lavorando alla sua operatività e a come possa generare cambiamento e prevenzione nell’intera comunità di Nzara e dell’intera regione.